martedì 29 settembre 2009

Mourir pour des idées.

Dio mi scampi dal morire per un’idea luminosa, per un fulgido ideale o per una causa degna. Non tanto per la morte in sé, che affrontare il plotone d’esecuzione gridando “viva la libertà” non è necessariamente più doloroso (ed è sicuramente meno umiliante) che passare a miglior vita seduti al gabinetto per la rottura di un aneurisma cerebrale o lasciare questo mondo travolti sulle strisce pedonali da un camion che trasporta letame. Diciamo che il diventare un eroe postumo comporta una serie di svantaggi che una morte anonima non ha. Ad esempio:


  • Se muori nel tuo letto senza aver fatto cose splendide in vita, in linea di massima, non avrai diritto a un funerale di Stato. Il che quasi sempre ti evita gli applausi al passaggio del feretro, e questa già è una buona cosa. In più chi viene a piangerti di solito lo fa perché ti ha voluto bene come essere umano, e non in quanto simbolo dell’Idea, sia essa il sacro suolo della Patria o la fiaccola dell’anarchia. Non ultimo, è difficile che a qualcuno venga in mente di mettere sulla tua bara un drappo rosso con scritto “Allegria!”.


  • Se muori di una morte banale, la gente si ricorderà di te per un po’ e poi verrai probabilmente dimenticato. E non è un dramma, tanto sei morto e probabilmente più occupato a decomporti e ritornare polvere per preoccuparti di queste cose. Ma morire di una morte eroica è come non morire, e ti tocca di essere chiamato in causa per un sacco di cose anche a distanza di decenni. Ai vivi in generale, almeno a quelli intelligenti, nel corso degli anni capita di cambiare idea: il mondo e la storia vanno avanti, gli scenari mutano e restare sempre uguali a se stessi è fortunatamente difficile. A meno che, ovviamente, tu non sia morto per l’Idea (o per un’altra cosa importante e degna, ma può capitare più o meno accidentalmente che prima di morire tu militassi per una certa parte politica). In quel caso è facile che qualcuno, che magari quando hai lasciato questo mondo non era neanche lontanamente nato, decida che “oggi lui, l’eroe, avrebbe certamente fatto così (e così sta per come diciamo noi)”, che “in questa situazione egli, il martire della causa, avrebbe certamente pensato ciò (dove ciò sta per quello che diciamo noi)”. E comunque, inevitabilmente, “egli sarebbe dalla nostra parte”. Tu mica puoi ribattere: sei morto, e i morti raramente hanno diritto di replica. Ecco, questo è il motivo principale per cui potendo scegliere rifuggirei come la peste una morte gloriosa: per stare in pace, che l’eternità è lunga da passare già di suo senza ulteriori fastidi.


Ovviamente, qui sopra c'è dell'ironia. Ogni riferimento a fatti recentemente accaduti nella provincia orobica e al dibattito che ne è seguito è comunque tutt’altro che casuale. Anzi: magari qualcuno può trovare in queste righe un motivo migliore, rispetto ad alcune mie personalissime opinioni espresse su Fb nei giorni scorsi, per ritenersi offeso.

5 commenti:

  1. Viene da chiedersi allora perché hai partecipato alla manifestazione orobica, dato che essa era interamente costruita sulla memoria di una persona involontariamente morta per la causa anti-mafia.

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  2. Non hai capito, facilmente per colpa mia. Il post, ho già detto, era ironico. Nulla ovviamente contro Peppino Impastato (anzi) e contro una manifestazione riuscitissima che celebrava (non è la parola giusta, ma è quella che viene) ciò che di davvero eroico, e lo dico senza nessuna ironia questa volta, ha fatto in vita. Ce l'avevo con le polemiche del poi e con chi giura che, essendo Impastato allora un militante di DP, per la proprietà transitiva delle scissioni a sinistra oggi sarebbe certamente iscritto ad un partito che allora non esisteva. Aggiungo che gli anni zero non sono i settanta del secolo scorso. Succo della vicenda: speculare sui morti è una pratica che mi disturba assai.

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  3. L'intera manifestazione può essere facilmente accusata di aver "speculato sui morti". Non concorderei con questa accusa, ma essa è una facile mossa retorica. Il confine fra le azioni di Libera e quelle del PRC è vago. Servirebbe un buon argomento per mostrare che le prime vanno appoggiate, le seconde condannate, perché Impastato è stato "usato" in un caso come nell'altro. Se questo argomento non c'è, o si blocca l'intero "uso politico della memoria" o lo si accetta senza riserve, anche nelle sue parti più strumentalizzanti. Capisco la tua posizione ma ti chiedo: "quali sono i confini di un uso legittimo della memoria storica?".

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  4. Presto detto. Dire "Impastato era contro la mafia" vale. Dire "Impastato era comunista" vale. Dire "Impastato oggi sarebbe iscritto a rifondazione" non vale (e qualcuno l'ha detto, fatti un giro qui: http://www.agoravox.it/Corteo-per-Impastato-servono-le.html). Sempre a mio modestissimo parere, eh.

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  5. Il divieto di controfattuali mi pare buono: la storia non si fa con i "se".
    Ma è un criterio sufficiente?
    Che dire di una ipotetica frase come "Il PRC è il partito che oggi meglio rappresenta in Italia le idee di Peppino Impastato"? E' una strumentalizzazione? Di certo non è un controfattuale: è un'asserzione su una genealogia politica, come "Forza Nuova è il partito che oggi meglio rappresenta in Italia le idee politiche di Benito Mussolini". Insomma mi pare che la vaghezza permanga.

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